Il mani di Dumfries era rigore o no? Una spiegazione autorevole

Il mani di Dumfries nell’area di rigore dell’Inter durante la sfida contro il Napoli: era rigore? A fare chiarezza una voce importante

Denzel Dumfries dell'Inter e un fischietto di un arbitro
Il mani di Dumfries era rigore o no? Una spiegazione autorevole (Foto: LaPresse) – ultimecalcionapoli.it

Non smette di far discutere il fallo di mano di Denzel Dumfries in Napoli-Inter: chi dice che era rigore, chi dice che si tratta di semplice protezione del corpo. Per fare chiarezza, a sciogliere il dubbio ci ha pensato il Presidente dell’AIA, Antonio Zappi, intervenuto su CRC per spiegare il concetto di “non punibilità” applicato all’episodio.

Zappi ha chiarito un principio fondamentale: “Quando un braccio, che pur essendo staccato dalla figura corporea, è posizionato in maniera tale che se non ci fosse il pallone colpirebbe una parte del corpo, scatta un presupposto di non punibilità”. Tradotto, il regolamento prevede che un tocco di mano non sia automaticamente sanzionabile se il pallone, in assenza del braccio, avrebbe colpito un’altra parte del corpo. Questo principio giustifica la decisione di non assegnare rigore al Napoli.

Zappi ha poi toccato un tema cruciale: la coerenza nelle interpretazioni arbitrali. “Se in passato sono stati commessi errori, non bisogna continuare a lavorare nell’errore” ha detto, sottolineando che l’obiettivo non deve essere una “uniformità cieca”, ma piuttosto un’applicazione delle regole che rispetti la filosofia arbitrale. In parole povere, le regole devono evolversi senza tradire la logica del gioco.

Perché non era rigore il mani di Dumfries

Perché non era rigore? Ricapitolando, il fallo di mano di Dumfries non è stato sanzionato per due motivi principali: La posizione del braccio era tale che il pallone, senza l’impatto con l’arto, avrebbe colpito il corpo del giocatore. Il regolamento prevede che, in questi casi, il tocco non sia punibile.

Romelu Lukaku con Francesco Acerbi
Perché non era rigore il mani di Dumfries (AnsaFoto) – ultimecalcionapoli.it

Zappi sostiene che se anche ci fosse stato un errore arbitrale in passato su situazioni simili (il riferimento è a Udinese-Napoli e il mani di Lobotka, ndr), non significa che vada perpetuato. La ricerca dell’uniformità non può diventare un’ostinazione a ripetere sbagli.

Un’altra questione affrontata è stata quella della comunicazione arbitrale. In Inghilterra è stato sperimentato il cosiddetto “announcement”, un sistema che permette all’arbitro di spiegare pubblicamente le decisioni, un po’ come avviene nel football americano.

Secondo Zappi, si tratta di un processo che può aumentare la trasparenza, ma che va gestito con cautela per evitare interpretazioni fuorvianti o polemiche ulteriori.

Gli episodi dubbi fanno parte del gioco, ma una cosa è certa: il calcio ha bisogno di chiarezza e di una comunicazione più efficace per evitare polemiche infinite. Se l'”announcement” diventasse prassi anche in Italia, si ridurrebbero le discussioni? Forse sì, ma il dibattito sugli episodi arbitrali resterà comunque un ingrediente essenziale del calcio.

Nel frattempo, il caso Dumfries resta un esempio di come le regole, quando ben applicate, possano evitare ingiustizie.

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