Jannik Sinner ha giocato alla grande la sua finale degli Australian Open anche dal punto di vista tattico, con un bluff che ha spiazzato Medvedev
Spesso il nostro tennista aveva parlato di “faccia da poker” per spiegare di come fosse importante non lasciar trasparire le proprie emozioni durante i match. A quanto sembra a Melbourne è riuscito ad andare anche oltre.
Un’attesa lunga 48 anni, da quel famoso 1976, quando Adriano Panatta regalava all’Italia il titolo del Roland Garros. Jannik Sinner è stato il primo azzurro a trionfare in Australia (oltre a raggiungere la finale) e l’ha fatto da super protagonista. Ha battuto il numero uno del mondo e imperatore indiscusso di Melbourne in semifinale (Djokovic) e ha bissato l’impresa nell’ultimo atto con la testa di serie numero 3 del seeding, Medvedev, già finalista altre due volte nella Rod Laver Arena (sconfitto da Djokovic e Nadal).
Il 22enne di Sesto ha realizzato una vera impresa, soprattutto perché si è trovato ad un passo dal baratro. Sotto due set a zero, con un piano tattico che non funzionava e le energie che sembravano non essere quelle di venerdì.
Il suo angolo, nel quale sedevano i due super coach (Vagnozzi e Cahill) ha provato a tenerlo calmo e in partita il più possibile ma ad un certo punto anche loro stavano perdendo le speranze. Nel tennis è importantissimo non lasciar trasparire le proprie emozioni per non dare un vantaggio all’avversario. Sinner invece l’ha fatto, all’inizio del terzo set, ma con uno scopo ben preciso.
All’inizio del terzo parziale, dopo aver perso 6-3 i primi due, Sinner si è ritrovato 40 pari, ad un passo dalla sconfitta. In quel momento, come molti telespettatori hanno potuto notare, il ragazzo altoatesino si è rivolto al proprio angolo pronunciando le seguenti parole: “Sono morto!“. Una testimonianza delle difficoltà fisiche e tattiche che stava riscontrando in campo.
In realtà si è rivelato essere un grande bluff, visto che da quel momento non solo Sinner è salito in cattedra, ma dopo aver recuperato i due set di svantaggio non ha lasciato scampo a Medvedev nel quinto, annientandolo sia fisicamente che tecnicamente.
Ancora una volta è stata confermata la forza mentale di questo fenomeno di 22 anni, sempre pronto a rialzarsi anche nelle difficoltà più evidenti e con l’imperativo di non mollare mai. La vittoria agli Australian Open rischia di essere solo la prima di una lunga serie.
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