Non è frequente trovare qualcuno che dia le dimissioni nel mondo del calcio, c’è chi però non può soprassedere da questa decisione
È ormai sempre più raro trovare qualcuno che sia disposto a dare le dimissioni da un incarico che sta svolgendo, a maggior ragione se si tratta di un ruolo importante e che considera gratificante. Spesso si arriva a sostenerlo a parole, ma poi nei fatti non si è pronti a farlo, come se si ritenesse questa mossa come un segno di debolezza. A questo poi si aggiunge anche il timore di perdere quello che spetta a livello economico, per questo si preferisce sopportare anche una situazione che non appare piacevole da vivere.
Il mondo del calcio non fa eccezione, non a caso sono pochissimi gli allenatori che arrivano a farlo, preferendo essere esonerati così da percepire lo stipendio fino al termine del contratto. Una dimostrazione evidente di come un allontanamento non sia ritenuto una diminutio sul proprio curriculum. Nonostante questo le eccezioni non mancano, a conferma di come si desideri essere in pace con se stessi quando si fa una scelta.
Terremoto nel calcio, dimissioni ufficiali
Si sottolinea spesso come a volte sia necessario fare dei passi indietro quando non ci si sente sostenuti nelle proprie posizioni sul lavoro, se non si vuole essere allontanati da quel ruolo. Agire in maniera opposta non significa però essere orgogliosi, ma mettere al primo posto una serie di principi che si ritengono importanti e da cui non è possibile soprassedere.
È quello che sta accadendo anche nel mondo del calcio, dove uno dei personaggi più importanti non ha esitato a dire di non voler più mantenere il ruolo che si era guadagnato nonostante fosse prestigioso. Si tratta di Zvone Boban, che ha deciso di lasciare l’UEFA, dove era Head of Football, uno dei collaboratori più stretti del presidente Ceferin.
Una mossa di questo tipo non può che essere fatta a malincuore, ma nel corso della sua carriera il croato ha già dimostrato come per lui sia impossibile tradire sé stesso e quello in cui crede. “Dispiace tanto ma, a malincuore, lascio Uefa”, questa la conclusione della lettera con cui l’ex rossonero comunica la decisione presa.
Cambiare idea per lui è impossibile, come ha precisato personalmente, oltre a sottolineare di non essere interessato a ricevere alcuna buonuscita. Non c’è quindi alcun interesse economico dietro questa sua presa di posizione, per chi avesse ancora dei dubbi.
Boban lascia l’Uefa: le motivazioni
Decidere di dare le dimissioni può essere certamente più semplice per i protagonisti del mondo del calcio rispetto a chi fa un altro lavoro, soprattutto perché non si hanno gravi problemi economici da gestire. Nel caso di Boban, in modo particolare, a influire sulla sua scelta sono stati certamente i rapporti tutt’altro che idilliaci con Ceferin.
L’attuale numero uno dell’UEFA, infatti, vorrebbe cambiare le regole dello Statuto, così da rendere possibile una sua rielezione. Una mossa che però va contro i valori del croato, convinto che i propri interessi personali a volte debbano essere messi da parte.
Era stato infatti proprio l’attuale presidente a introdurre il limite dei tre mandati presidenziali dopo la sua elezione del 2016, ora però questo non sembra essere per lui sufficiente. Se le regole dovessero restare quelle in vigore ora, infatti, non sarebbe possibile per lui potersi ricandidare nel 2027. Non è tutto: l’ex centrocampista del Milan ritiene non giusto allungare i limiti di età per i membri dell’Esecutivo che potranno essere rieletti dopo aver compiuto 70 anni, come è il caso del presidente della FIGC Gravina, sottolineando come sia importante un ricambio generazionale anche in questo settore.
I milanisti non possono non ricordare l’addio di Boban avvenuto nel 2019, quando aveva lasciato il ruolo di vicesegretario generale della Fifa e di consigliere speciale del presidente Infantino per poter affiancare Paolo Maldini al Milan. Quell’avventura aveva però avuto breve durata e si era conclusa con il suo licenziamento nel 2020, in seguito a un’intervista in cui criticava apertamente Gazidis e il fondo Elliott. Il Tribunale gli aveva poi dato ragione, a conferma di come non sempre le mosse impopolari siano sbagliate.