L’ex centrocampista non usa mezzi termini sulla situazione della Nazionale. Ecco il suo affondo sul calcio italiano
La Nazionale italiana è impegnata nel rush finale delle qualificazioni ad Euro 2024, competizione che andrà in scena la prossima estate in Germania e a cui potrebbe presentarsi da campione in carica. Purtroppo, il percorso della selezione azzurra si è finora rivelato abbastanza difficoltoso e tutto verrà deciso nelle prossime partite.
La situazione ha iniziato a mettersi male dopo la sconfitta interna contro l’Inghilterra, e poi si è aggravata col pareggio in trasferta maturato con la Macedonia del Nord. Risultati che, assieme ad altri aspetti extra-campo, hanno portato Roberto Mancini (oggi sulla panchina dell’Arabia Saudita) a rassegnare le proprie dimissioni. Il tutto è avvenuto in un contesto già ‘stressato’ dalla mancata qualificazione alla scorsa edizione dei Mondiali.
Italia, qual è il problema? Il parere di Angelo Di Livio è chiaro
A prendere il posto dello jesino è arrivato Luciano Spalletti, reduce dalla trionfale esperienza alla guida del Napoli terminata con la conquista dello scudetto.
Il nuovo ct pian piano sta cercando di risollevare le sorti della Nazionale puntando sulla creazione di uno spartito di gioco identitario, molto simile a quello che aveva ideato per la compagine campana. T
uttavia, anch’egli si è trovato a fare i conti con un capitale tecnico abbastanza modesto. La sensazione è che il problema del calcio italiano sia a monte. Una sensazione che trova riscontri nelle autorevoli parole di un personaggio che ben conosce il movimento nostrano.
Ci riferiamo ad Angelo Di Livio, ex centrocampista di Juventus e Fiorentina, nonché pilastro della Nazionale tra fine anni ’90 e inizio anni 2000. “Spalletti è stata una scelta super azzeccata. E’ un tecnico capace anche di far ritrovare l’entusiasmo ai calciatori”, ha detto il 57enne romano durante un’intervista rilasciata ai microfoni di Tv Play.
Di Livio ritiene che il più grosso problema della selezione azzurra sia l’assenza di giocatori talentuosi che possano indirizzare le partite. “Non ci sono calciatori che fanno la differenza ad oggi. Le altre nazionali ci propongono dei fuoriclasse, noi non ne abbiamo”, ha sottolineato. Poi ha concluso la sua analisi dando uno sguardo indietro e tirando fuori un esempio lampante: “Quando abbiamo vinto il Mondiale 2006 c’erano Totti, Del Piero, Toni, Buffon in porta, Pirlo ed anche una certa difesa, con Cannavaro”.
Effettivamente, quelli fatti da Di Livio sono tutti nomi dal livello inavvicinabile per gli interpreti contemporanei. Come potrebbe l’Italia tornare ad essere fucina di top-player? Ci sono tante teorie ma, ‘sfortunatamente’, sembrerebbe che nessuna di queste stia venendo portata avanti con convinzione da chi detiene le redini del comando. Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro.