Dopo ul lungo periodo di crisi psicologica e fisica, il campione ha deciso di confessare tutto ed è tornato in campo: depressione maledetta
Sconfitta, oblio e riscatto. Quanto volte il mondo del cinema o della tv le ha messe in primo piano accostandole al mondo dello sport. Ma quella è fiction, quando va bene vira real ma romanzata. Poi invece c’è la realtà e sono sempre di più i campioni che ammettono i loro limiti, come la depressione.
Nel passato recente è toccato anche a fenomeni autentici. Come Michael Phelps, numeri alla mano e prestazioni in vasca il più grande nuotatore della storia mondiale. Eppure anche lui che ha vinto ovunque riscrivendo i libri dei record non solo alle Olimpiadi, si è dovuto fermare. Ha resettato il suo computer mentale, che lo stava trascinando verso una carriera da alcolizzato, si è rimesso sul pezzo ed è tornato a vincere.
Non è il solo grande sportivo ad averlo fatto e raccontato. Ora tocca invece tocca ad un ottimo tennista e non a caso adesso che cominciano le due settimane del Roland Garros, la storia diventa ancora più toccante.
Intendiamoci, l’attenzione del pubblico è tutta sui campioni solo per capire chi succederà nell’Aldo d’Oro a Rafa Nadal bloccato ancora una volta dai suoi problemi fisico. Così è la grande occasione per molti, da Carlos Alcaraz per ribadire che è il vero numero uno a Novak Djokovic. E poi Daniil Medvedev che ha vissuto una primavera pazzesca, Holger Rune il nuovo che avanza, persino Jannik Sinner e Lorenzo Musetti.
In mezzo ai 132 maschi che stanno per cominciare a scendere in campo sulla terra parigina però ce n’è uno con una storia particolare e tutti stanno facendo il tifo per lui. I francesi certo, perché resta un idolo di casa, ma anche gli altri perché la sua vicenda è un esempio positivo.
Dopo la depressione, il riscatto: lo ha salvato solo un’immagine
Guardando alla sua classifica attuale, Lucas Pouille non avrebbe nemmeno potuto scendere in campo. Ma gli organizzatori hanno deciso di premiarlo per tutto quanto fatto in passato concedendogli una wild card buona per giocare le Qualificazioni ed entrare in tabellone.
L’ha meritato sul campo, Pouille, che ora a 29 anni è pronto per cominciare la seconda fase della sua carriera. Fino a tre anni fa un percorso molto brillante, con una semifinale agli Australian Open e due quarti a Wimbledon e agli US Open. Inoltre era stato decisivo per la Francia nella vittoria della Coppa Davis 2017.
Alla fine del 2019 però un grave infortunio al gomito con conseguente operazione. E da lì il buio accentuato anche dalla pandemia. Un lento ma inesorabile regresso che lui stesso ha raccontato un paio di mesi fa a L’Equipe. Il suo lato più oscuro gli è venuto a bussare, dormiva solo un’ora per notte e beveva di continuo.
Così, uno alla volta i suoi sponsor si sono sfilati tutti a parte uno, e lui è sprofondato. La sua salvezza? In famiglia, non per modo di dire. “Mi sono fermato solo quando ho visto una foto di mia figlia sul cellulare”.
Ora viaggia con una classifica modesta e tutta da ricostruire, ma ha una moglie e le sue due bimbe a sostenerlo. Il piano di battaglia è chiaro: tornare al Roland Garros tra un anno per giocare le Olimpiadi 2024. Intanto durante le Qualificazioni ogni suo incontro è stato accolto da un boato e il calore del pubblico gli servirà.