Altro che Oscar: Paolo Sorrentino descrive la festa straordinaria del Napoli per la vittoria del terzo scudetto e si lascia andare a una confessione clamorosa.
Se lo scudetto del Napoli di Luciano Spalletti, il terzo nella storia del club azzurro, è stato assolutamente fantastico, dall’inizio alla fine, non si può dire che la festa scudetto sia stata peggio. Con un’organizzazione certosina, De Laurentiis è riuscito a mettere su uno spettacolo straordinario di luci, colori, musica, parole.
Una festa all’americana ma in salsa prettamente napoletana, arricchita dall’ingrediente invidiato in tutto il mondo dell’amore e dell’entusiasmo dei napoletani, che hanno colorato d’azzurro il Maradona come non mai. Uno spettacolo per cuori forti che ha commosso tutti, anche Paolo Sorrentino, al punto da portarlo a lasciarsi andare a una confessione incredibile.
Come si fa a emozionare un uomo che di emozioni e spettacolo se ne intende? Come si può lasciare senza parole chi ha vissuto l’ebrezza di vincere un premio Oscar. E non da regista americano, con tante possibilità a propria disposizione, ma da italiano, o meglio da napoletano, e quindi con una concorrenza spietata e poche occasioni nella vita per riuscirci.
Sorrentino ce l’ha fatta e con le sue grandi opere ha conquistato il mondo. Ma il suo Oscar non è davvero nulla in confronto a quanto fatto dal Napoli di Spalletti e dai tifosi del Napoli. Ne è sicuro lo stesso regista partenopeo, che si è lasciato andare, nel giorno della festa, a una confessione straordinaria.
Protagonista assoluto della festa, Sorrentino non solo ha ricordato l’eterno protagonista di ogni successo del Napoli, Diego Armando Maradona, ma ha anche voluto omaggiare il club azzurro per il terzo scudetto attraverso un video breve ma intenso, un montaggio in grado di mettere assieme, come in un dialogo a distanza, Massimo Troisi, Totò, Eduardo e Peppino De Filippo, attraverso alcune scene celebri delle loro opere.
Un omaggio straordinario a Napoli, al Napoli e alla napoletanità da uno dei figli più illustri di questa terra. Un figlio assolutamente grato che, imbeccato da De Laurentiis, nel corso della serata ha confessato apertamente: “Me ne intendo di Grande Bellezza, ma questa va oltre“.
Parole sincere di un tifoso che ha dovuto attendere trentatré anni per rivivere le emozioni che solo da bambino, grazie a quel genio di Diego, aveva potuto provare. Emozioni che oggi invece deve a un controverso produttore in grado di costruire, anno dopo anno, il più cinematografico Napoli di tutti i tempi. E scusate se è poco.
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