Roberto Baggio e la sua scelta sconvolgente. L’addio dai campi di calcio e l’inizio di una nuova fase della sua vita. Cosa fa oggi il Divin Codino?
E’ l’unico calciatore di cui, accanto a nome e cognome, si recita il luogo di nascita: Roberto Baggio, di Caldogno. Il 29 dicembre 2003 ha annunciato che quella in corso sarebbe stata la sua ultima stagione agonistica. E così è stato. Il 16 maggio 2004, a San Siro, la sua ultima partita. Ha indosso la maglia del Brescia e di fronte c’è il Milan, che proprio quel pomeriggio ha festeggiato il suo scudetto numero 17.
Sono passati quasi vent’anni da quel pomeriggio di un giorno da cani per tutti coloro che amano il calcio, al di là delle passioni e delle sempre più rare bandiere. Quando i tifosi di Milan e Brescia, quel “storico” 16 maggio 2004, si sono alzati in piedi per la standing ovation dedicata al fuoriclasse veneto, hanno compreso perfettamente come, in quel momento, stessero omaggiando uno dei più grandi calciatori della storia del calcio italiano e mondiale. E non sono certo mancate le lacrime. Di emozione. Fortissima.
Se dovessimo descrivere Roberto Baggio a chi ha oggi vent’anni ed è cresciuto nell’epoca del calcio delle Pay TV, del calcio-spezzatino, dove si gioca praticamente tutti i giorni, il calcio con gli ingaggi faraonici assicurati anche a giocatori “discutibili”, possiamo raccontare che Roberto Baggio ha sempre rappresentato una sorta di anti-calcio. Fabrizio De André lo avrebbe fatto rientrare tra quelli che viaggiano sempre “in direzione ostinata e contraria“.
Roberto Baggio e la sua scelta sconvolgente
Un talento unico e purissimo. E’ conosciuto da tutti anche come il Divin Codino, anche se il soprannome più adatto a lui glielo ha confezionato l’Avvocato Gianni Agnelli. Per l’Avvocato lui è Raffaello, la pura ed assoluta bellezza estetica.
Ha rappresentato l’anti-calcio nel senso che è stato il simbolo dei giocatori di talento che non possono, e non vogliono, vedere il loro talento ridotto in schiavitù dagli schemi. Non è stato amato da nessuno dei grandi allenatori della sua epoca, da Arrigo Sacchi a Marcello Lippi. Quello straordinario concentrato di talento, estro e fantasia ha sempre rappresentato una sorta di “fastidiosa stonatura” all’interno di un’orchestra, o presunta tale, dove ciascuno ha il suo spartito da seguire, ed eseguire, alla lettera. Senza “colpi di testa”.
Un uomo con dei piedi, ed una testa, così fantasiosi, come poteva divenire ostaggio di un mondo del calcio che vive di regole fisse, e spesso nemmeno tanto chiare. La FIGC nel 2010 lo ha nominato presidente del Settore Tecnico, che ha abbondonato nel 2013 perché il programma da lui presentato “è rimasto lettera morta“, come da lui stesso dichiarato. In quel momento ha salutato il calcio e ha iniziato la sua vera vita.
Senza il calcio Roberto Baggio è una persona felice, circondato dai suoi affetti più cari e da quella terra natia che ha sempre amato e mai abbandonato. Quei piedi magici che hanno incantato il mondo, oggi guidano un trattore con il quale disegna tra i campi magiche traiettorie, quasi simili a quelle tracciate con il pallone. La sera arriva a casa stanco ma felice, perché lui è Roberto Baggio, di Caldogno.