Il presidente del Napoli De Laurentiis, nel corso di un’intervista odierna, ha sparato a zero contro la Uefa ed il progetto della Superlega.
La stagione, fin qui, è stata da incorniciare al punto da produrre risultati al di là di ogni più rosea aspettativa. In campionato, ad esempio, il Napoli è al primo posto con 18 punti di vantaggio rispetto all’Inter e al Milan secondi. Un gap ampio che, salvo sorprese, consentirà agli azzurri di festeggiare la conquista della scudetto in largo anticipo. Per quanto riguarda la Champions la strada che porta ai quarti di finale, dopo la vittoria ottenuta sul campo del Francoforte, appena in discesa. Eppure, ci sono ancora alcune questioni che agitano i pensieri di Aurelio De Laurentiis.
Casi spinosi che non riguardano la formazione allenata da Luciano Spalletti. Gli azzurri, sia in Italia che in Europa, hanno dato dimostrazione di essere cresciuti in maniera esponenziale rispetto al passato. I nuovi acquisti, in special modo Khvicha Kvaratskhelia, hanno garantito nuova linfa aumentando la qualità complessiva della rosa. Il mister originario, per il quale è pronto il rinnovo del contratto, dal canto suo ha conferito alla propria squadra una specifica identità di gioco codificando una serie di movimenti che i giocatori, in campo, ripetono rasentando la perfezione.
Ad irritare il presidente del club partenopeo, invece, sono il progetto relativo alla Superlega e la mancata introduzione di novità riguardanti le coppe europee. Due argomenti che De Laurentiis ha voluto trattare nel corso dell’intervista concessa alla trasmissione ‘Tutti Convocati’, in onda su ‘Radio 24’. Parole forti le sue, destinate a far rumore e generare diverse riflessioni nonché critiche.
Il numero uno del Napoli, in particolare, sottolineato la necessità di svecchiare i format alla base della Champions, dell’Europa e della Conference League. Se l’NBA e il Football Americano fanno 10 miliardi di incasso all’anno una ragione ci sarà. In Europa invece non ci riusciamo. Ma chi se ne importa di viaggiare per la Conference o l’Europa League? Ma nessuno ne vuole parlare. Questo calcio non funziona ed è morto”.
Il sistema, a suo dire, risulta vecchio e sempre meno in grado di catturare l’attenzione delle giovani generazioni. La Superlega portata avanti da Andrea Agnelli, però, non rappresenta la panacea di tutti i mali. Anzi. “Ad Agnelli dissi ‘Giammai’ perché lui voleva farla per un gruppo di club d’elite. Io dico che oggi è sbagliato concedere alla Uefa di incassare 800 milioni”. Da qui l’idea di portare avanti un campionato europeo con criteri meritocratici. “Dobbiamo prendere atto del fatto che nel 1986 c’erano 16 squadre in Serie A e oggi siamo 20. E di certe partite, se andiamo a vedere lo share televisivo, non interessa a nessuno”.
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