Una gloria del calcio italiano ha detto la sua sul dualismo tra Messi e Maradona: il paragone è tornato prepotentemente di moda
Il paragone tra Messi e Maradona è tornato di fortissima attualità negli ultimi giorni con la conquista della Coppa del Mondo da parte della ‘Pulce’, grande trascinatore dell’Argentina in Qatar. La stella di Rosario ha lasciato un segno indelebile anche sulla finale. Il calciatore ha siglato il vantaggio su assist di Di Maria e firmato pure il terzo gol. Ai calci di rigore ha poi timbrato anche il primo tentativo di trasformazione dell’albiceleste.
Un Mondiale pazzesco quello giocato dall’attaccante del PSG, che voleva fortemente la coppa e l’ha conquistata da assoluto protagonista. Messi ha condito il suo Mondiale con sette gemme in altrettante partite. Ha segnato in tutte le partite meno nella terza del girone C. La gara contro la Polonia (2-0 firmato Mac Allister e Alvarez) ma soprattutto la parata di Szczesny dagli undici metri, gli hanno impedito di chiudere andando a segno in tutte le sfide. Per Claudio Gentile però non è sufficiente per considerarlo migliore di Diego Armando Maradona.
Paragone Messi-Maradona, Gentile: “Diego ha avuto sempre una marcia in più”
Ad ‘Un calcio alla radio’, trasmissione radiofonica condotta da Umberto Chiariello su ‘Radio Napoli Centrale’, Claudio Gentile si è espresso sul paragone tra Lionel Messi e Diego Armando Maradona. Il campione del Mondo di Spagna 1982 si è espresso in favore de ‘el Pibe de Oro’.
“Diego ha sempre avuto una marcia in più. Era uno che le partite le viveva, andava a cercare i suggerimenti dei compagni e si faceva vedere mentre Messi ogni tanto è assente”.
Gentile ha poi detto cosa lo ha impressionato di più del Mondiale appena terminato: “Il modo in cui la Francia è riuscita a recuperare il 2-0 in finale contro l’Argentina nello spazio di due minuti. Lo ha fatto con Mbappé, che è uno degli attaccanti più forti del mondo. Con un giocatore così servirebbe una marcatura ad uomo ma quanto accaduto è stata la dimostrazione che ormai il reparto difensivo non esiste quasi più. Ed è questa la differenza tra i Mondiali di prima e quello di oggi”.