Hanno stupito le dichiarazioni di un grande personaggio del nostro calcio, che ha confessato di tifare da sempre per la Juventus.
Nei giorni in cui il calcio italiano si prepara ad andare in vacanza, con la lunga pausa per i Mondiali di Qatar 2022 in arrivo, colpisce molto i tifosi del Napoli e non solo la confessione di un grande personaggio del nostro calcio. Che dopo essere entrato nell’immaginario collettivo come fiero e irriducibile rivale della Juventus confessa di tifare da sempre proprio per la Vecchia Signora.
Attualmente disoccupato dopo aver concluso la scorsa estate la quarta esperienza alla guida del Foggia, la meno soddisfacente tra tutte, il 75enne Zdenek Zeman riesce ancora a far parlare di se. Il tecnico boemo, capace di rivoluzionare il calcio italiano con il suo gioco iper offensivo e dichiarazioni contro il sistema che per molti avrebbero frenato la sua carriera – comunque notevole e che lo ha visto guidare anche big come Lazio, Roma e Napoli – si è infatti confessato in un’interessante intervista rilasciata al Corriere della Sera. Rivelando un concetto comunque già espresso in passato: e cioè il suo tifo per la Juventus, a lungo considerata la sua grande rivale.
Zeman sorprende tutti: “Tifo Juventus da sempre”
Un amore, quello per la maglia bianconera, che nasce dalle gesta dello zio materno Cestmir Vycpalek, eccellente interno di centrocampo cecoslovacco arrivato in Italia nel dopoguerra per giocare proprio nella squadra della famiglia Agnelli: “Era la squadra di mio zio, il più grande talento ceco prima di Nedved. Che a differenza di quest’ultimo, professionista esemplare, amava le gioie della vita dopo essere stato internato a Dachau.”
Vycpalek rimase a Torino una sola stagione, prima di diventare un idolo per i tifosi di Palermo e Parma. Ma tanto bastò per il piccolo Zdenek, nato proprio in quel periodo: “Sono juventino da sempre, da piccolo dormivo con la maglia bianconera” afferma. E quando gli ricordano le sue battaglie con la Vecchia Signora su doping e Palazzo risponde: “Ero contro la Juventus di Moggi, Giraudo e Bettega. Ma il club non nasce e non finisce con loro”.
Del resto “io puntai il dito non contro la Juve ma contro un sistema. Che comprendeva doping, ma anche condizionamenti arbitrali, passaporti falsi, strapotere finanziario”. Un sistema “basato sull’alleanza tra Juventus e Milan, con l’Inter che non ne faceva parte ma voleva entrarvi. Altre squadre come Parma e Lazio erano in mano alle banche, Tanzi e Cragnotti finirono per rovinarsi. Così come Gaucci, che fece però in tempo a caricare il suo Perugia per far perdere lo Scudetto del 2000 proprio alla Juventus“.
Lo scandalo sul doping però non ebbe effetti importanti sul calcio italiano: “Io pagai un prezzo altissimo, ma il preparatore della Juventus Agricola fu assolto perché il fatto non era considerato reato dalla legge. Iniziarono molti controlli però: alcuni giocatori trovati positivi diedero colpa ai prodotti per capelli, altri alla carne di cinghiale”.