Il giocatore è stato ancora protagonista di una prestazione da applausi durante Milan-Napoli. Il giornalista riassume con un commento il pensiero dei tifosi partenopei e appassionati di calcio.
Un’evoluzione da Gattuso a Spalletti che ha praticamente cambiato la carriera di Stanislav Lobotka. Se c’è qualcuno che ha sempre creduto in lui, quello è stato l’ex capitano azzurro, Marek Hamsik, che ha spesso promosso il compatriota slovacco e spinto il Napoli ad avere pazienza: la sua intelligenza tattica non sarebbe rimasta sopita troppo a lungo. Ciò che andava recuperata era la fiducia oltre alla forma fisica, che è stato il suo principale tallone d’Achille nella prima parte dell’esperienza in azzurro.
Già durante l’ultima stagione Lobotka era stato “rispolverato” da Spalletti ai danni di Diego Demme, tributandogli fiducia e continuità. Ambedue fattori meritati dal centrocampista, che insieme a Zielinski e Anguissa compone una delle metà campo più forti in Europa, per molti la più forte della Serie A. Sicuramente, tra le meglio assortite per qualità e caratteristiche.
Ancora contro il Milan, sfida da vertice al San Siro, Lobotka ha dimostrato il suo grande valore ed è stato tra i migliori in campo.
Il giornalista ed esperto di calciomercato, Alfredo Pedullà, ha commentato su Twitter così la prestazione del centrocampista contro il Milan: “A febbraio 2021 Lobotka era considerato da qualche solone un bidone assoluto, 20 milioni scaraventati nella pattumiera dal Napoli. Ma il pallone è rotondo e non quadrato, Lobotka ha semplicemente un’intelligenza tattica mostruosa”.
Il compito contro i rossoneri non era semplice, anche perché mister Pioli, comprendendone l’importanza nella manovra azzurra, l’aveva praticamente chiuso nel pressing di due giocatori, eppure Lobotka ne è sfuggito, riuscendo comunque a mantenere sempre il possesso del pallone. A ‘La Gazzetta dello Sport’ il tecnico Arrigo Sacchi ne ha riassunto così il contributo: “Quel Lobotka in mezzo al campo è sempre al posto giusto nel momento giusto. Mi ha ricordato un giocatore che ho allenato tanti anni fa: Daniele Zoratto. Anche lui lo trovavi sempre dove doveva essere. E anche Ancelotti era così. Questione di intelligenza, prima ancora che di piedi. La testa è la cosa più importante”.
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